Teoria della Halbbildung è un breve testo scritto nel 1959 da Theodor W. Adorno (1903 - 1969), filosofo tedesco di origine ebrea, ed esponente della Scuola di Francoforte. L'opera può essere considerata come l'analisi pedagogico-sociale di un fenomeno che ha caratterizzato e continua a caratterizzare – in forme forse più complesse e probabilmente più pericolose – anche la società di oggi, lontana mezzo secolo da quella in cui l'autore scrive: il fenomeno della Halbbildung socializzata. Questo termine, letteralmente, si traduce in italiano come “mezza formazione”, ma per restituire il valore semantico del termine tedesco è opportuno associare al termine anche i concetti di “pseudoformazione” e di “formazione degenerata”. La Halbbildung è perciò una crisi della Bildung (formazione) che impedisce allo spirito individuale di appropriarsi della Kultur (cultura). La Halbbildung è l'essenza della coscienza individuale nella società moderna, la quale viene privata della facoltà di autodeterminarsi, ovvero di rendersi autonoma; di conseguenza, la coscienza si fonde soltanto con ciò che è socialmente approvato, diventando eterodiretta, vittima di eteronomia.
Ora, Adorno si riferisce spesso alla Kultur come spirito oggettivo, che credo si possa definire come l'insieme di tutte le produzioni spirituali che non hanno subito un processo degenerativo in prodotti culturali, e che non sia stato assolutizzato. Infatti, una Kultur assolutizzata è destinata alla degenerazione, che può manifestarsi, dal lato del comportamento individuale, in Halbbildung e nella manifestazione di atteggiamenti violenti (Adorno parla di nazismo). Una Bildung autentica, invece, non può accettare la sacralità a priori della Kultur, che deve essere bensì considerata come organizzazione della vita reale.
Ma come si giunge alla Halbbildung? Sembra che il filosofo tedesco individui già nella Kultur e nella Bildung i potenziali elementi di crisi; questa si manifesterebbe quando la tensione tra forma e natura viene a mancare: l'idea filosofica di Bildung «si era proposta sia di infrenare l'animalità degli uomini adattandoli gli uni agli altri, che di salvare la natura opponendosi alla pressione dell'ordine caduco creato dagli uomini». Chiaramente, i caratteri della Bildung sono storicamente determinati e quindi variano nel tempo, ma l'idea filosofica di Bildung dovrebbe essere teleologicamente orientata alla creazione di una società di liberi ed uguali. Ora, mentre in passato il proletariato industriale era oppresso nella Unbildung, oggi, a causa dei massmedia – che i Francofortesi chiamano industria culturale – è la Halbbildung a farla da padrone, insieme alla classe sociale che meglio la interpreta e alla quale la società continua ad appiattirsi: la piccola borghesia, quella classe che «possiede la cosiddetta “cultura generale”, che potrebbe definirsi l'analfabetismo degli alfabeti» (Salvatorelli). Quindi la Unbildung è stata sostituita dalla Halbbildung, e ciò potrebbe sembrare un passo avanti, senonché Adorno ci dice che quest'ultima si è rivelata di fatto peggiore perché la Unbildung, come pura ignoranza, consentiva un rapporto immediato con la realtà che poteva essere elevato a coscienza critica, poteva trasformarsi nella presa di coscienza delle contraddizioni interne alla società. Insomma, dopo la morte di Dio, la Halbbildung sembra essere diventata il nuovo “oppio dei popoli”. Le distorsioni della moderna società rimangono quindi nascoste (la riduzione della società al ceto medio è solo ideologica, non economico-strutturale, l'integrazione si dà solo al livello del consumo), mentre le masse sono bombardate da prodotti culturali che soddisfano il loro bisogno “pseudoformativo”.
Nella Halbbildung – ci avverte Adorno – i contenuti della Bildung sopravvivono mercificati, perdono tutta la loro vitalità perché non sono più diretti a cogliere l'essenza e perciò diventano un bene da consumare per essere messo in bella mostra. La Bildung è sempre più esclusiva di uno sparuto gruppo di uomini, coloro che ancora riescono ad utilizzare «il linguaggio della cosa stessa» che si rivolge all'essenza delle cose, invece che il linguaggio svilito della comunicazione pratica. Se nei secoli passati la filosofia era immanente alla Bildung e offriva dei modelli, oggi sono i massmedia a costruire una mitologia alternativa (cantanti, showman, attori, ecc.).
Uno dei temi più inquietanti del testo, a mio parere, sta nel fatto che il lettore si trova a fare i conti con se stesso, a porsi la domanda se anche lui è rimasto vittima della Halbbildung, questa infatti – a causa di un narcisismo collettivo, esibizione di sapienza inesistente – palesa un amore corrotto per i contenuti tradizionali della Bildung, che infatti non coglie mai. Lo pseudoformato si annovera sempre fra i salvi, benché anch'egli sia consapevole, inconsciamente, della propria deformazione. Pensare che qualcuno possa rimanere completamente estraneo dall'influenza della Halbbildung, infatti, è semplicemente falso: il delirio è collettivo. Un ruolo fondamentale riveste poi la nuova dimensione assunta dal tempo: informazioni brevi, presto sostituite da nuove informazioni del tutto eterogenee ci impediscono qualsiasi possibilità di rapporto vero con i contenuti della Kultur. Dopotutto siamo nell'epoca del “bisogna fare in fretta”, Adorno scrive: «La Halbbildung è una debolezza nei confronti del tempo».
A questo punto, dato il quadro decisamente poco incoraggiante, bisognerebbe delineare qualche soluzione, un farmaco in grado di guarire una società che sembra ormai irrecuperabile. La via d'uscita che Adorno sembra delineare, e di cui l'opera stessa costituisce un esempio, potrebbe essere una teoria critica della società, una analisi in grado di mettere a nudo le perversità del sistema sociale, in grado di rimettere in moto le coscienze e di spingere per una riforma radicale del sistema.
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