Blu social

Ultimamente mi interrogo sull'utilità dei social network e di Facebook in particolare. Tralasciando tutte le questioni di privacy e profilazione di cui in genere non importa nulla alla quasi totalità degli utenti, mi chiedo a cosa dovrebbe servire Facebook. Per com'è strutturato, il social network blu tende a mappare ogni possibile relazione e replicarla nel mondo virtuale, ovviamente senza nessuna distinzione. Un "amico" su Facebook è amico al pari degli altri, tutti i contatti sono posti sullo stesso piano, hanno gli stessi privilegi, sono ugualmente distanti e ugualmente vicini, a prescindere da quanto lo siano nel mondo reale; certo, si può sempre intervenire sulle impostazioni della privacy ma chi lo fa realmente? Le nostre "Home" sono inondate di contenuti che aumentano all'aumentare dei contatti. Che rapporto abbiamo con queste con-divisioni? Mentre chi condivide pensa di comunicare qualcosa, illudendosi di essere nella stessa situazione emotiva di chi sta dall'altro lato dello schermo, chi fruisce di quei contenuti ne scarta la maggior parte, soffermandosi solo su quelli di immediata fruizione e che riescono a "sintonizzarsi" sulla sua situazione emotiva. Si raggiunge una forma di condivisione che è solo illusoria, in quanto, nella migliore delle ipotesi, rimane semplicemente fruita e mai vissuta. Questo mondo digitale non riesce a replicare la realtà - anzi, è proprio ciò che vuole evitare - ma ne costruisce una nuova, parziale, illusoria, filtrata a priori da chi decide cosa mostrare di sé e da un algoritmo che sceglie, secondo chissà quali criteri, cosa devo trovare nella mia dose quotidiana di presenza digitale.

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